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Implantologia dentale: complicanze post-chirurgiche precoci

Implantologia dentale: complicanze post-chirurgiche precoci
Proseguiamo la nostra serie di articoli sulle possibili complicanze legate agli interventi di implantologia dentale.
Nel precedente articolo avevamo affrontato i problemi che possono verificarsi durante l’intervento. In questo nuovo articolo, invece, vedremo le complicazioni post-operatorie precoci. Cosa sono?
Si tratta di tutti quei potenziali eventi avversi che possono accadere subito dopo la fine dell’intervento chirurgico. Le conseguenze di questi eventi negativi vanno da episodi di dolore e fastidio alla perdita prematura dell’impianto dentale.
Scopriamo quali sono queste complicanze e come possiamo evitarle in modo efficace.

Surriscaldamento del letto implantare

Come forse già saprai, per inserire un impianto dentale bisogna prima preparare la zona di intervento, creando un piccolo forellino nell’osso mascellare.

Ora: tieni presente che l’osso è un tessuto vivo, che si presenta in diverse densità in ogni persona.
 
Per questo motivo, non si può pensare di forarlo ogni volta nello stesso modo e con gli stessi strumenti.
Ci sono frese e modalità più o meno adatte a seconda delle caratteristiche specifiche di ogni paziente.
Uno degli effetti che l’uso di strumenti scorretti può provocare è il surriscaldamento dei tessuti.
Innalzare troppo la temperatura dell’osso ha come conseguenza la necrosi dello stesso, ovvero la sua morte precoce.
Se noi inseriamo l’impianto in queste condizioni, non potrà mai formarsi un legame saldo tra la radice artificiale e l’osso (osteointegrazione). Il risultato? Un sicuro fallimento implantare.
Come evitiamo che questa situazione si verifichi in MP DENTAL STUDIO?
 
Grazie al nostro check-up implantare – una serie di esami approfonditi condotti con tecnologie digitali – siamo in grado, ancora prima di inserire l’impianto, di prevedere la densità dell’osso che tratteremo.
 
Di conseguenza, conosciamo già la sequenza corretta e il tipo di frese da utilizzare, in modo da scaldare l’osso il meno possibile e garantire un’ottima stabilità all’impianto.

Perdita della stabilità primaria

Un’altra possibile complicazione precoce è la perdita della stabilità primaria dell’impianto. Cosa significa?
 
Facciamo un passo indietro. Devi sapere che la condizione necessaria per cui un impianto possa legarsi all’osso è che sia stabile all’interno di esso.
 
Se questo non avviene, la radice artificiale rischierà di cadere subito o nei mesi successivi dopo l’inserimento.
Uno dei motivi per cui un impianto può non raggiungere la stabilità primaria è una scorretta tecnica di preparazione da parte del chirurgo.
 
Al contrario, uno studio accurato della qualità dell’osso permette di comprendere a priori come preparare al meglio il forellino che accoglierà l’impianto.
 
Nel nostro studio, dopo aver creato “l’invito” per il foro, possiamo analizzare la densità dell’osso attraverso un particolare strumento. Così facendo, riusciamo a modulare la preparazione del sito in modo da garantire una stabilità primaria ottimale.
Grazie a questa modalità, riduciamo a (quasi) zero la possibilità che l’impianto venga perso subito o nei mesi successivi.

Sconfinamento dell’impianto in sedi limitrofe

Se hai bisogno di mettere un impianto nell’arca superiore della tua dentatura, devi sapere che questa è una zona particolarmente delicata.

Questo perché appena sopra di essa sono presenti 2 cavità che servono per riscaldare e purificare l’aria che entra nel naso: i seni mascellari.

Se il chirurgo non pianifica l’intervento in modo corretto, c’è il rischio che l’impianto possa sconfinare all’interno di queste “camere d’aria”.
Anche se all’inizio la radice artificiale sembra stabile e ben posizionata nell’osso, può bastare anche un leggero carico con il cibo per farla cadere dentro una di queste strutture.
 
Si tratta di una complicanza abbastanza grave, perché comporta al paziente una possibile sinusite e il fatto di dover subire un intervento chirurgico importante, volto a rimuovere l’impianto dal seno mascellare.
 
Come ovviamo a questa situazione in MP DENTAL STUDIO? Sempre attraverso check-up implantare. Tramite un’attenta analisi, siamo in grado di sapere quanto siamo vicini ai seni mascellari. Di conseguenza, possiamo capire quale tipo di impianto usare e come preparare al meglio il sito dell’intervento.

Edemi ed ematomi

Alcune persone sono geneticamente predisposte ad avere capillari particolarmente fragili.

Questo comporta che, negli interventi chirurgici che prevedono l’apertura di lembi, si verifichi un travaso di sangue all’interno della ferita.
 
Il risultato è la comparsa di  ematomi, ecchimosi e gonfiori post-operatori. Una situazione che raggiunge il suo apice dopo 3-4 giorni e che si riduce gradualmente.
 
Come evitare questa complicanza? Per prima cosa, in MP DENTAL STUDIO indaghiamo la possibile fragilità capillare del paziente. A volte basta chiedergli se, in seguito a piccole contusioni, nota la comparsa di ematomi.
 
Ma soprattutto, utilizziamo tecniche chirurgiche minimamente invasive. L’uso di strumenti diagnostici e chirurgici di ultima generazione – l’implantologia computer guidata, la chirurgia flapless e quella piezoelettrica – ci consente di ridurre gli ematomi.

Infezioni precoci

Per quanto ormai sia un intervento poco invasivo, l’implantologia dentale richiede di eseguire un’incisione per inserire la radice artificiale nell’osso mascellare.
 
In particolare nel primo periodo, la ferita deve rimanere la meno contaminata possibile, perché altrimenti può infettarsi, causando così la perdita dell’impianto.
 
Le infezioni di solito sono provocate dai batteri, oppure dalla loro resistenza agli antibiotici prescritti dal medico.
 
Per evitare queste situazione, nel nostro studio ci affidiamo alle tecniche flapless, ovvero a delle modalità di intervento che non richiedono l’apertura di lembi nella gengiva.
 
Oltre a queste tecniche, applichiamo anche la chirurgia piezoelettrica, un’innovativo sistema che sfrutta getti d’acqua ad alta frequenza.
 
Questi strumenti fanno vibrare l’acqua indirizzata nella ferita, al punto tale da far esplodere gli atomi di ossigeno in essa contenuti.
L’ossidazione della ferita che ne risulta esercita un’azione disinfettante e decontaminante, che riduce al minimo le probabilità di infezione.

Emorragia

A differenza di quanto potesti pensare, le emorragie non capitano solo durante l’intervento, ma anche dopo.
 
Mi è già capitato di ricevere pazienti che hanno cominciato a sanguinare dalla ferita anche dopo alcuni giorni dall’operazione.
Perché succede questo? Di solito, per 2 motivi:
 
  • caratteristiche dei pazienti: alcuni di essi non possono sospendere farmaci antiaggreganti (es. aspirina) o hanno una quantità ridotta di piastrine, che li predispone a un maggior sanguinamento.
  • mancato rispetto delle istruzioni del medico: dopo l’intervento, è consigliato mettere del ghiaccio a intermittenza, attenersi a una dieta liquida e non spazzolare né sciacquare la bocca per le prime 24 ore. Non seguire queste regole significa rischiare di innescare emorragie.

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